Chi mi segue su YouTube mi ha sentito citare spesso Robert McKee, il consulente di sceneggiatura di Hollywood considerato un maestro dai cineasti. È nel suo “Story” che ho letto che quando progettiamo una scena dovremmo fare una lista di venti possibilità diverse e scegliere la migliore, quella che ci convince di più e che si è vista meno.
Quando l’ho letto ho pensato “Ecco! Questa è una di quelle semplici norme procedurali che garantiscono un livello di qualità minimo al tuo lavoro”.
In poche parole: una vera dritta.
Si tratta di una cosa semplicissima che a McKee dev’essere sembrata ovvia mentre la scriveva, ma io non l’ho percepita così.
Più vado avanti nell’analisi delle storie e nello studio dei modelli narrativi e più mi rendo conto di quello che si dice spesso: non si può scrivere nulla di nuovo.
In realtà non si è mai potuto.
L’altro giorno parlavo di realtà e di percezioni con mia figlia Sara di undici anni. Va in prima media e sta studiando la materia, le sostanze, gli atomi e quel genere di cosette. Mi sono perso in chiacchiere, come mi succede troppo spesso, e siamo arrivati a parlare di realtà e percezioni.
La realtà per noi non va oltre ciò che percepiamo, non abbiamo scelta. Anche se sappiamo che è più vasta, non riusciamo a comprenderla tutta. Non vediamo gli infrarossi, non udiamo molte frequenze.
Ciò che non abbiamo mai percepito esce del tutto dalla possibilità di farsi immaginare. Non possiamo immaginare un colore nuovo, non un solido a quattro dimensioni, un nuovo stato della materia.
Per questo l’esercizio “creativo” non è davvero creare, ma un assemblaggio di cose che conosciamo. Non ti dico nulla di nuovo, ma questo mi fa pensare che McKee ha doppiamente ragione: la scelta degli elementi da inserire in una scena è il modo giusto di guardare alla scrittura.
Stai scrivendo una storia e non hai ancora dato un mestiere al tuo protagonista. Cosa fai? Fai un elenco di possibilità e lo scegli.
L’antagonista si rende conto di voler distruggere il nostro eroe. Cosa dice? Conosci le sue intenzioni, ma devi scegliere la battuta giusta dall’elenco di quelle possibili.
L’atto creativo sta nell’individuare un obbiettivo (anche se spesso è lui che individua noi), creare una lista di possibilità e poi scegliere quella che ci sembra migliore, come una strada piena di incroci e bivi dove possiamo viaggiare liberamente.
Molti pensano di assecondare la propria creatività scrivendo di getto, ma stanno solo limitando il proprio lavoro buttando giù la prima cosa che viene loro in mente. Non scelgono.
La scena è: un uomo e una donna, destinati ad amarsi, si incontrano.
McKee dice di fare una lista di venti possibili scene e scegliere la migliore.
Venti. Ti rendi conto del numero?
Non penso che me ne verrebbero nemmeno dieci, ma forse, se mi ci metto con calma e disciplina, potrebbero venirmene in mente alcune che potrebbero sembrarmi nuove.
E, dopo aver scelto, non la prima, non la seconda, ma la decima idea inserita nella mia lista, cosa mi diranno coloro che giudicheranno le mie idee?
Probabilmente che ho una grande fantasia.
La realtà è che non mi sono limitato a seguire la strada a testa bassa, ma mi sono preso lo scrupolo di fare una lista e scegliere l’elemento migliore di volta in volta.
Al netto delle questioni stilistiche, io credo che l’abilità dello scrittore sia proprio questa: saper scegliere.