Questa domanda risulta molto spesso tra le parole chiave delle ricerche su Google in ambito scrittura creativa.
Trovo buffo che si possa chiedere di fare una qualunque cosa senza competenze. Tipo, chiederesti se si può cantare una canzone senza competenze?
Non credo. Così come non chiederei se si può progettare un ponte o creare un sito web o gestire un ristorante senza competenze.
In questi casi prima te le devi fare. Nel caso precedente invece non viene da chiederlo perché è ovvio che alcune cose si possano fare senza competenze.
Quindi mi sono chiesto: perché ci si chiede se è possibile scrivere un libro senza competenze?
La risposta che si cerca è sì o no?
Sì, ovviamente si può, come si può cantare sotto la doccia o fare un disegno rubando un foglio dalla stampante. Il punto è: lo puoi fare, ma quali sono le tue aspettative?
Quando mia figlia mi chiede di disegnarle un gattino, ci metto trenta secondi e lo dimentico subito. Se una persona che vede la cosa mi dicesse: “questa non è arte e tu non sei un illustratore”, dovrei offendermi? Penso proprio di no.
Se canto sotto la doccia il massimo che posso ottenere è che mia moglie mi gridi di abbassare la voce o piantarla del tutto. Posso aspettarmi che la gente si metta sotto alla finestra per ascoltarmi e poi mi dica bravo?
Sarei mezzo scemo, no?
Coi libri è diverso.
Voglio poter scrivere un libro di getto, senza competenza alcuna, eccetto forse saper scrivere nella mia lingua (e a volte nemmeno quello), ma poi voglio che lo leggano tutti e che piaccia. Voglio che dicano che sono uno scrittore, anche se è la prima volta che provo a raccontare una storia. Voglio almeno rispetto: se non ti piace almeno comprendi che il problema è che tu non hai capito la mia interiorità, non siamo collegati.
Ma se io ti mostrassi questo e ti dicessi che se non vuoi spenderci del denaro e del tempo è perché abbiamo sensibilità diverse, modi di percepire la realtà che non si incontrano… Non penseresti che io sia, quantomeno esagerato e scollegato dalla realtà?
La questione interessante, secondo me, è: perché accade una cosa del genere?
Perché siamo così convinti che la narrazione non sia un’arte come le altre? Perché pensiamo che sia puro istinto e che non ci sia nulla da sapere?
La gente desidera che sia così oppure ne è convinta?
Mi sono interrogato tante volte su questa cosa. La risposta che mi sono dato fin qui è che pensiamo di saper fare meglio di quello che leggiamo.
Cioè, non arriviamo spesso alla capacità critica di saper valutare un testo o una storia, perché anche per questo servono competenze, ma riusciamo a pensare “Potrei riuscirci anch’io.”
Vediamo parole stampate su carta e crediamo che quello sia lo strumento e il suo archetto. Confondiamo il mezzo con la tecnica e immaginiamo che quello che manchi sia la nostra fantasia.
Dopotutto si raccontano storie dall’alba dei tempi e una volta non esisteva nemmeno la narratologia.
Già, prova a dire a qualcuno che fa l’illustratore o l’illustratrice che, dopotutto, anche gli uomini delle caverne dipingevano e che se puoi intingere l’indice nel fango ti basta una parete e puoi dipingere anche tu.
Ma sono i professionisti che non hanno mai trovato risposte ai loro tormenti e che se le sono dovute dare da soli in modo empirico che hanno alimentato il problema. Gente che sa a malapena quello che fa e che trova una giustificazione alla domanda “perché tu puoi e io no?”
Talento, ho letto tanto, ho una storia da raccontare, fortuna…
Allora se chiedi a un autore o a un’autrice così se è possibile scrivere un libro senza competenze, probabilmente ti diranno che devi avere talento. Non le conoscono nemmeno loro le competenze utili a scrivere un buon romanzo. Anzi, qualcosa sanno, perché di solito per avere una migliore garanzia di successo copiano da altri.
Pensa a quanti libri simili tra loro hai letto? Quanti storici che ricalcano il nome della rosa? Quanti fantasy uguali al Signore degli Anelli, quanti cloni di Harry Potter o di Twilight?
Quindi la risposta è “Sì, puoi scrivere un romanzo senza competenze”. Una volta su centomila può anche venire qualcosa di buono.
Acquisire le competenze riduce questo numero.